fuori dal bozzolo

9 Dicembre 2010 0 Di Rosanna Prezioso

Ciccia di troppo? Qui posso solo raccontare come ne sono venuta fuori io, ma ciascuno deve trovare il suo metodo. Dopo aver provato a fare la manager di me stessa tagliando le eccedenze per rientrare nelle terrificanti 750 calorie al giorno stabilite dalla dietologa alla quale mi rivolsi, sempre tenendo a mente il suo imperativo “mangi di tutto, ma di meno”, mi sentivo come un fumatore di 60 sigarette al giorno obbligato a ridurle a cinque. Un delirio. Molto più semplice smettere del tutto di fumare. Peccato che la stessa regola non si possa applicare al cibo. Unico risultato della dieta è che, se non diminuisco, neppure aumento di peso, forse perché ho iniziato a fare a meno di servirmi due volte della stessa pietanza, ho ridotto pane e dolci e non metto più tre cucchiaini di zucchero nel caffè. Ma la vera svolta deve ancora venire.

PERCHE’ LE DIETE NON FUNZIONANO
Tempo fa decisi di fare un po’ di ordine nella libreria e poiché sono di quelli che “i libri non si gettano mai”, mi armai di scatoloni per traslocarne un bel po’ in solaio. Scoprii così che almeno tre ripiani erano saturi di volumi sulle diete e su vari metodi per dimagrire. Non che li avessi acquistati tutti io, in parte mi erano arrivati perché li segnalassi, ma erano comunque tanti e ormai datati al punto che la tentazione di liberarmene definitivamente era davvero forte. Oltretutto alle diete non ho mai creduto, forse perché per anni non ne ho avuto bisogno (se mi abbuffavo, mi bastava un giorno di digiuno per recuperare la linea), o perché i più entusiasti delle diete che ho conosciuto erano vittime dell’effetto yo-yo, vale a dire altalenavano tra sovrappeso e normopeso continuando a sperimentare le varie diete-miracolo di cui riuscivano ad avere notizia. Tuttavia, poiché non si deve mai giurare su niente, anche su questo punto in seguito dovetti ricredermi quando, smettendo di fumare e iniziando a entrare in menopausa, presi a ingrassare a vista d’occhio al punto da decidere di rivolgermi a un dietologo.
Vivendo il problema sulla mia pelle, cominciai a interrogarmi sul perché le diete non hanno successo. La risposta me la fornì indirettamente un’amica, buona cuoca e buona forchetta, nonché vittima dell’effetto yo-yo, quando si sfogò: «Io mangerei in continuazione perché mangiare è bello». Sì, mangiare è bello, e proprio lì sta il punto: perché rinunciare a qualcosa che regala piacere? oltretutto si tratta di un piacere relativamente a buon mercato se paragonato ad altri “vizi” che danno dipendenza come l’alcool, la droga, il sesso o il gioco.

DALLA DIETOLOGA “PER FORZA”
Non mi accorgevo di ingrassare grazie alla complicità della mia sarta che mi blandiva sostenendo che da anni avevo sempre le stesse misure 90-76-90. E grazie al fatto che da anni avevo virato su capi in maglia o elasticizzati, che si allargano a piacere, così potevo illudermi di avere ancora la 44 mentre da un pezzo ero passata alla 46. Finché un giorno, improvvisamente, “mi vidi”. Intendo mi vidi così com’ero realmente, cosa che non capita sempre a tutti e a taluni mai. Specchiandomi di profilo in una vetrina vidi il mio corpo come realmente era, un bozzolo che non sarebbe diventato mai più farfalla. Ed è a quel punto che decisi di mettermi a dieta.
Primo dubbio: la dietologa che mi hanno consigliato è quella che adesso va per la maggiore, però fuma una sigaretta dietro l’altra e, vista la taglia, avrebbe bisogno lei per prima di andare dal dietologo. Come “biglietto da visita” non ci siamo. In più non mi chiede niente ma si limita a darmi un paio di fogli dicendo di annotarvi per una settimana, giorno dopo giorno, tutto quello che mangio o bevo con relativo quantitativo in grammi, tazze, cucchiai, ecc. é un preliminare, dice, a cui seguirà la visita vera e propria. Tra una settimana. Io che ho sempre mangiato quello che capitava o di cui avevo voglia sono bella che servita. Diligentemente annoto tutto sulla lista che fa poi sgranare gli occhi alla dietologa. Non capisce in particolare tutta quella polenta.
«Perché mi piace», tento di giustificarmi, «e una volta tanto che la faccio ne mangio a volontà…».
Mi guarda perplessa anche se le ho anticipato che è la mia prima volta dal dietologo. Attendo fiduciosa il verdetto punitivo che non tarda ad arrivare:
«Vede, con il tipo di vita e di lavoro che fa, lei non consuma più di 750 calorie al giorno, quindi se vuole dimagrire deve stare al di sotto di questa cifra».
«Che vuol dire?».
«Che deve cambiare radicalmente il suo modo di mangiare, soprattutto riducendo le dosi di ogni alimento. A parte dolci, grassi e zucchero, lei può continuare a mangiare quello che mangiava prima, ma le dosi vanno completamente riviste. Dal momento che non esistono cibi che non fanno ingrassare, tutto fa ingrassare, anche quello che beviamo o quello che assaggiamo mentre cuciniamo. Calcoli che basta un bicchiere di vino per aggiungere al conteggio quotidiano 350 calorie…».
«Ma allora è una battaglia persa in partenza…».
«Non dica così. Qui c’è la lista degli alimenti e dei quantitativi consentiti per colazione, pranzo e cena. Faccia i suoi conti, si attenga alla lista e vedrà che nel giro di sei mesi, un anno sarà ritornata in forma».
Capisco. Sei mesi, un anno. E chi ce l’avrà mai questa costanza?, mi dico. Infatti dopo meno di un mese la cartelletta con la dieta e l’elenco dei cibi con relative calorie finisce mimetizzata con altre carte nell’archivio. Però a distanza di anni devo dire che quella visita non è stata del tutto inutile: è stato un primo approccio, soft, a una nuova consapevolezza nei confronti del cibo. Benvenuta nel club delle “caffé senza zucchero” o delle “ce l’hai per caso un dolcificante?”, mi sono detta. Anche se non avrei mai pensato di arrivare, un giorno, a farne parte.
Ecco perché in questo capitolo, più che fornire delle ricette (ma ci saranno anche quelle), preferisco soffermarmi su ciò che viene prima delle ricette, vale a dire un nuovo, ragionato rapporto con il cibo. Visto non più come soddifazione istintiva di un bisogno, ma come apporto energetico calibrato in funzione del proprio organismo. Intendo dire: mettereste della benzina in una macchina che va a gasolio? Con il corpo è un po’ la stessa cosa: va carburato tutti i giorni con la miscela giusta, né troppa, né troppo poca. Diversamente si finisce per debordare o, peggio, per scivolare nell’anoressia. In ogni caso fortunate le donne che devono iniziare a fare i conti con le calorie solo all’approssimarsi della menopausa. E fortunatissime quelle, molto rare, che possono continuare a mangiare quello che gli pare anche dopo la menopausa. C’è tanta gente, invece, che il problema della linea ce l’ha da sempre, inclusi molti bambini, e deve fare attenzione tutti i giorni a quello che mette sotto i denti. Insomma, consoliamoci pensando che c’è sempre qualcuno che sta peggio di noi.

(Da “La gola e la linea”, inedito di Rosanna Prezioso)