sulle orme di rousseau (jjr)

25 Maggio 2012 0 Di Rosanna Prezioso

Ebbene sì, per i francesi Jean-Jacques Rousseau, il celebre filosofo, pedagogista, scrittore, musicista e poeta (Ginevra 1712 – Ermenonville, Oise 1778), nonché uno dei grandi padri della Rivoluzione Francese, è semplicemente JJR, (pronuncia gei gei ar). Un modo familiare, quasi affettuoso di rivolgersi a una figura così importante nella storia della Francia e, di riflesso, dell’Europa e di tutto il mondo moderno. L’uso dell’acronimo può servire anche a togliere la polvere museale dai nomi altisonanti per metterli alla portata di tutti. Anche questa è democrazia. L’occasione del tricentenario, che la Francia festeggia con numerosi eventi disseminati in tutto l’arco dell’anno, è ghiotta per ricalcare le orme di quest’uomo dal grande pensiero perennemente in marcia verso nuovi stimoli, verso nuove verità. Si parte da la Maison des Charmettes, incantevole residenza di campagna alle porte di Chambéry, ex capitale della Savoia quando non era ancora Francia, dove dai legni antichi e dai pavimenti in cotto, dalla ricca vegetazione pedemontana e dall’erbario, una delle grandi passioni di Rousseau, amorosamente coltivato nel giardino accanto alla casa, si ha l’impressione di respirare ancora gli odori del secolo dei lumi. Gli stessi odori che forse contribuirono a rendere magico e poetico questo sito che accolse il genio quasi trovatello dopo la fuga dalla calvinista Ginevra verso la più liberale e cattolica Savoia, ora parte della regione Rhône-Alpes francese. In questo luogo “du bonheur et de l’innocence” (della felicità e dell’innocenza) JJR giunge sedicenne e un po’ sbandato. Non ha mai conosciuto la madre che è morta nel darlo alla luce, ma ne ha ereditato lo spirito libero e rivoluzionario rispetto alle consuetudini dell’epoca. Ad ospitarlo a tempo indeterminato a Les Charmettes c’è la baronessa de Warens, una bella e giovane donna che gli farà da mamma, da amica e poi anche da amante, e che per JJR rimarrà sempre la “petite maman” come lui preferisce chiamarla. È lei che lo introduce nella buona società di Chambéry, che gli trova un lavoro, che gli insegna tutto quello che sua madre non ha avuto il tempo di insegnargli. Qui Rousseau trascorre i dieci anni più felici e più importanti della sua vita. “Qui ho trascorso i tranquilli ma rapidi momenti che mi hanno conferito il diritto di dire: ho vissuto”, commenterà lui stesso. Da qui, da quest’isola di pace in mezzo alla natura, confortato dall’amore e dalla protezione di maman, Rousseau ripartirà più forte e sicuro di sé alla ricerca di ciò che gli serve per nutrire il suo spirito e allargare la sua mente, che ha già in embrione le idee che rivoluzioneranno il mondo. Annecy, Albertville, Lione, Grenoble non sono che alcune tappe del suo inarrestabile girovagare prima di puntare sulla capitale, Parigi, che si rivelerà prima matrigna e poi, nelle visite a seguire, decreterà il suo trionfo. Conoscerà la gloria e i momenti bui contro i quali cercherà rifugio, come sempre, nella natura, perfino risalendo a piedi le pendici del parco naturale del Pilat. Dietro il genio l’uomo, con le sue ipocondrie (soffre spesso di malattie vere o presunte), le sue passioni (più di una volta è colpito dai dardi di Cupido), le sue insofferenze (il carattere scontroso e diffidente lo obbliga a rompere molti ottimi rapporti), le sue debolezze (soffre di solitudine, di noia, di malinconia) che forse lo inducono a sposare una donna a lui di molto inferiore, la cameriera d’albergo Thérèse Le Vasseur, che gli darà cinque figli destinati a finire nell’ospizio dei trovatelli. (Rosanna Prezioso)                 (Foto Giovanna Dal Magro) www.chambery.fr/rousseau2012 www.lyon-france.com www.grenoble-tourisme.com www.rendezvousenfrance.com www.airfrance.it www.ronealpes-tourisme.com