4 gatti

29 Maggio 2015 0 Di Rosanna Prezioso

4 gatti spirale coloratiA Milano, se al cinema si è in pochi si riesce perfino a socializzare. Eravamo in quattro gatti ieri sera al Gloria per vedere “Il racconto dei racconti” di Garrone. Neanche il refuso del Corriere della Sera che indicava il prezzo d’ingresso a soli 4 euro era riuscito a catturare un numero decente di spettatori.
Finito il film, e dopo che gli altre sei o sette gatti presenti alla proiezione se ne erano andati senza aspettare i titoli di coda, ci siamo guardati in faccia, noi quattro gatti rimasti, quasi spaesati nell’ampia a bella sala del rinnovato cinema di corso Vercelli, a chiederci il perché tanta defezione. Forse per il concerto pop in piazza Duomo che ha richiamato ben 80mila persone obbligando la sicurezza a chiudere i cancelli della metropolitana Duomo?
Probabile. Ma non certo.
Comunque sia quando si è spento lo schermo e si sono riaccese le luci in sala ci siamo guardati quei quattro gatti che eravamo rimasti e qualcuno ha parlato. Sì, una delle due signore-ragazze sedute due file dietro di noi ha chiesto: «Ma a voi è piaciuto?». E subito è iniziata una conversazione con apprezzamenti, critiche e confronti tra il film appena visto e gli altri due capolavori non premiati a Cannes. Insomma la triade Sorrentino-Garrone-Moretti. Tre film molto elogiati, grandi aspettative, ma nulla di fatto. Nessuna palma da portare a casa.
Per quello che vale, nell’ambito molto ristretto di noi quattro gatti è risultato che in generale “Youth” è stato accolto con entusiasmo soprattutto dal pubblico femminile mentre “Il racconto dei racconti” è piaciuto di più a quello maschile. E “Mia madre” di Nanni Moretti? Moretti è e resta sempre Moretti. O piace o non piace.
Così chiacchierando siamo scesi in strada, ci siamo scambiati qualche informazione tipo che lavoro fai, hai la mail, sei su facebook e cose del genere e ci siamo salutati solo quando, davanti all’ingresso del metro in piazza Conciliazione, noi due gatti, impietositi, ci siamo fermati per dare soccorso a una matura coppia di turisti anglofoni reduci da Expo che interrogava con scarso successo una piantina di Milano tagliata all’altezza della cerchia dei Navigli mentre il loro hotel era in una traversa di corso XXII Marzo. Che loro insistevano a chiamare Marco. (r.p.)