laguna blu? di più

laguna blu? di più

12 Giugno 2019 0 Di Rosanna Prezioso

Non c’è bisogno di ricorrere alla macchina del tempo per approdare su un’isola che è esattamente com’era Bali vent’anni fa, cioè prima che venisse invasa dal boom del turismo internazionale.
Basta spostarsi di appena 12 chilometri da Bali e si approda a Nusa Penida, un paradiso dove il tempo sembra essersi fermato.
Alla tipica, rigogliosissima vegetazione tropicale, che non smette di elargire i suoi fiori e i suoi frutti, a volte curiosi o enormi, durante tutto l’arco dell’anno, fa da cornice un mare incredibilmente ricco di pesci, anemoni, coralli, da fare la felicità dei più esigenti fotografi subacquei. Turisti da ogni dove giungono qui per un incontro diretto con le mante, che stazionano sempre a Manta Bay e a Manta Point.
Nusa Penida, che tradotto sarebbe “isola dei santoni (hindu)”, gode pure di una orografia particolarmente varia, anche se in buona parte carsica,  che ne fa un microcosmo dove si può trovare di tutto, dalle spiagge bianche alle colline, dalle zone montuose a quelle pianeggianti, dalle aree selvagge a quelle coltivate, soprattutto a banane e papaia. Diffusa anche la coltivazione delle alghe agar agar.
Non mancano, poi, spazi palustri che contribuiscono a fare dell’isola un approdo sicuro per uccelli dai mille colori: variopinti pappagalli, martin pescatore dal brillante piumaggio turchese o smeraldo, maestosi volatili bianchi dalla lunga coda che ricordano l’uccello del paradiso.
Come se fossero consapevoli dei doni straordinari ricevuti, i nativi dell’isola vivono nel religioso rispetto del paesaggio e di tutto ciò che ne fa parte, elargendo sorrisi e gentilezza a tutti, inclusi i visitatori stranieri.
C’è solo da chiedersi quanto potrà durare ancora così questo paradiso terrestre adesso che Clinkin Beach, la spiaggia più scengrafica dell’isola, è stata annoverata tra le più belle spiagge del mondo, tanto da attirare reporter e blogger da ogni parte del pianeta. (r.p.)

 

Foto Erica Stanta e Mattia Calligaris