tra forma e colore

tra forma e colore

21 Luglio 2019 0 Di Rosanna Prezioso

C’è tempo fino al primo settembre 2019 per ammirare la mostra di Guido Pajetta al Palazzo Reale di Milano, ingresso gratuito.

Attraverso 90 opere, suddivise in 8 sezioni espositive, la rassegna ripercorre oltre sessant’anni di lavoro dell’artista milanese che ha avuto una posizione di primissimo piano nel panorama artistico del ‘900.

Nella sua lunga carriera Pajetta ha attraversato quasi interamente il secolo scorso, incontrandone gli stili e i personaggi più importanti ma, nonostante i numerosi sodalizi artistici e le innegabili influenze, rimane una figura anomala all’interno di questo contesto. Non gli interessa infatti legarsi e identificarsi con uno stile, tanto che si allontana da qualunque movimento artistico riconosciuto per non essere limitato nel proprio fare arte. È piuttosto un artista che dipinge spinto dal proprio inconscio, dalle proprie inquietudini, dal proprio istinto e dai propri demoni.

Personalità tanto affascinante quanto complessa, Pajetta può essere riscoperto e apprezzato solamente partendo dal suo essere altro e unico rispetto al contesto in cui ha vissuto e lavorato. Attraversando verticalmente quasi tutto il Novecento, può essere affiancato ai grandi nomi con i quali ha collaborato, ed essere preso come punto di partenza per indagare gli ambienti artistici e sociali che hanno generato e influenzato il panorama sia milanese, sia italiano del secolo scorso. Nonostante ciò resta una figura eccentrica e libera nella propria indagine artistica.

Divisa per ambiti tematici, l’esposizione pone attenzione tanto ai rapporti di Pajetta con il panorama artistico milanese legato al Novecento, e soprattutto a Sironi, quanto al suo successivo desiderio di entrare in rapporto con la produzione europea, e in particolar modo francese, con uno specifico interesse per il Cubismo e il Surrealismo. È proprio in questo ambito che Pajetta sviluppa una precisa attenzione per un realismo di marca introspettiva, che lo accompagnerà nel tempo, facilitato da uno stile a cui certamente giova l’adozione del colore acrilico a partire dal 1967.

(A cura di Paolo Biscottini, Paolo Campiglio e Giorgio Pajetta; catalogo Skira).