la lezione di Claudio Magris

12 Ottobre 2011 1 Di Rosanna Prezioso

Tutti coloro che amano o aspirano a scrivere non dovrebbero perdersi l’articolo di Claudio Magris pubblicato sul Corriere della Sera di oggi e intitolato “Il dio della letteratura è nei dettagli”.
“Anche se è certamente più facile descrivere che narrare”, osserva tra le altre cose Magris, “accanto alla descrizione esteriore ne esiste una poeticamente grande e inquietante, che penetra profondamente nella realtà e che è un modo diverso di narrare…”.
E poi: “Anche oggi, certi libri che descrivono la cosiddetta realtà sono più intensi di tanti romanzi che raccontano per l’ennesima volta di una lei che soffre per l’incomprensione degli uomini, di un lui che cerca l’amore e non lo trova, di un’anima sensibile e delusa da chi non comprende la sua sensibilità, di trasgressioni sotto sotto sempre nobili per il travaglio che si suppone le pervade. La realtà – anche quella materiale, il mistero metafisico degli oggetti – è spesso più originale e inquietante del piccolo narcisista che per tutta la vita si crogiola nell’amarezza per tutto ciò che, da bambino, non ha avuto dalla mamma, in un cocktail di family day e strappi al sesto comandamento che è una sicura ricetta di breve successo”.
E conclude, dopo aver citato Lukàcs, Hemingway, Zola, Gadda, d’Annunzio, Doninelli, Bevilacqua e Flaubert: “Le cose sono ben più di uno specchio dell’io; se questi ha la capacità di vederle scopre che sono spesso il suo vero volto”.
Modestamente, a chi volesse verificare quanto è esatta l’analisi di Magris, suggerisco il libro “L’abitudine di amare” di Doris Lessing edito da Feltrinelli. (r.p.)