a proposito di alluce valgo

17 Dicembre 2012 0 Di Rosanna Prezioso

Chi ne ha sofferto, come me, sa che è un bell’impiccio… Per anni no mocassini né sandaletti con le stringhe che battono proprio lì. No vernice né pelle men che morbidissima per scansare sicuri mal di piedi.
L’alluce valgo è una piccola ma fastidiosa malformazione, di solito ereditaria, che colpisce migliaia di persone, soprattutto donne, anche se gli uomini non ne sono esclusi. Se non viene eliminata chirurgicamente con gli anni tende a peggiorare. Oggi l’intervento, generalmente eseguito in day hospital, è divenuto di routine al punto che esistono ben 250 metodologie diverse per affrontare l’eliminazione della così detta “noce”.
Ho avuto occasione di conoscere il dottor Paolo Filippini, che ha operato una mia parente, e sono rimasta estremamente colpita dalla semplicità del suo metodo eseguito in tecnica percutanea. In pratica attraverso un piccolo foro introduce sotto la pelle una fresa che lima l’osso in eccesso senza quasi lasciare cicatrici a parte il buchino dal quale è stata introdotta la sonda. Una particolare fasciatura post-operatoria riposiziona correttamente l’alluce, dopo di che si riprende a camminare speditamente. La mia parente, che vive sui tacchi alti, dopo una settimana dal bendaggio ha ripreso a camminare allegramente con le sue scarpe preferite.
Come spiega il dottor Filippini, la sua è una tecnica sviluppata negli Stati Uniti d’America dove la podiatria, specialità medica dedicata allo studio e al trattamento della patologia del piede, ha avuto un grande sviluppo. Si stima che vi siano circa quindicimila dottori in medicina podiatrica che effettuano circa 60 milioni di visite annuali. Si tratta dunque di un procedimento utilizzato già in larga scala e con risultati ampiamente conosciuti, che da diversi anni si sta facendo strada anche in Europa.
«Negli ultimi anni», precisa il dottor Filippini, «si sono evolute le basi della chirurgia classica in modo da realizzare le correzioni di tutte le deformità del piede in un solo tempo chirurgico con tecniche molto meno aggressive. La chirurgia miniinvasiva del piede, senza modificare la filosofia del trattamento classico della correzione delle deformità delle dita, semplifica enormemente il trattamento, che puó realizzarsi ambulatoriamente, in anestesia locale, attraverso piccole incisioni, con utilizzo di strumenti chirurgici appositamente disegnati».
La tecnica, che si chiama Reverdin-Isham Procedure, permette di ottenere risultati sovrapponibili alla chirurgia classica convenzionale e, a differenza di questa, è poco dolorosa, limita la necessità di analgesici, permette una deambulazione precoce con carico totale immediato grazie a un bendaggio speciale e a una calzatura con suola di gomma rigida. Il non utilizzo, durante l’intervento, del laccio ischemizzante e il rapido recupero post-operatorio della deambulazione riducono considerevolmente i rischi vascolari.
Chi volesse saperne di più trova tutto, compreso un video dell’operazione, sul sito www.chirurgoortopedico.it