nuova tappa olfattiva

30 Novembre 2013 0 Di Rosanna Prezioso

Un altro piccolo e sofisticatissimo “tempio olfattivo” apre i battenti a Milano in via Brera 23. È la prima boutique monomarca italiana della griffe francese Diptyque. Creata in collaborazione con Olfattorio, gode di una collocazione particolarmente felice, di fronte all’Accademia di Brera, ripercorrendo in un certo senso la storia del marchio vissuta a Parigi, una storia legata a doppio filo con l’amore per l’arte, il design, l’innovazine, la ricerca.
In principio erano tre amici, Christiane, Desmond e Yves. Giovani bene e ben introdotti nella cultura e nell’aristocrazia della Parigi anni cinquanta-sessanta. Era il 1961 e “i tre moschettieri” dello stile pensarono di aprire un atelier de décoration in Bouleverd Saint Germain, nella parte bassa, verso la Senna. Ma lì non passava nessuno. Non c’erano ancora le facoltà universitarie, non esisteva ancora l’Institut du Monde Arabe. Aveva un bel da fare Christiane Gautrot a disegnare tessuti e piastrelle o a decorare le regge degli emiri africani mentre Desmond Knox Leet ferveva appassionato sulle sue tele, oggi quotatissime. Quanto a Yves Couesland, erano ammiratissimi gli appartamenti e le peniche che arredava per celebrities come Michèle Morgan o Jean Cocteau, ma il business alla boutique non era proprio da apoteosi.
E allora i tre ragazzi decisero di trasferirsi al 34 di boulevard Saint-Germain, una piccola boutique con due vetrine a guisa di dittico, che li aiutò anche a trovare  il nome: diptyque. Il più era fatto. L’altra idea geniale fu quella di inventare una candela profumata al biancospino, in un bicchiere di vetro decorato con una candida etichetta ovale disegnata all’inchiostro nerissimo di china. Nacque così Aubépine, prima candela odorosa e capostipite di un esercito che oggi conta decine di fragranze.
A pochi anni dalla creazione della candela Aubépine i ragazzi Diptyque pensarono anche di fare un profumo, ma a modo loro. E così saltò fuori L’Eau, capofila di una processione di essenze sempre legate a memorie storiche, viaggi, divagazioni nei paesaggi o nella mitologia. L’Eau fu messa a punto rileggendo un pot pourri del Cinquecento, elaborazione che mescola cannella e rosa, chiodi di garofano e legno di sandalo con un equilibrio sferzante ma sostanzialmente antico, rassicurante.
Il gusto per le cose vere e buone. Eccolo il filone Diptyque che ha affascinato cultura e spettacolo creando un pubblico di fedeli attorno a un marchio che ha saputo stare al passo con i tempi senza contraddirsi. Dopo l’Eau, del 1968,  il cammino odoroso di Dptyque prosegue con titoli non facili come L’Autre, del 1973, e poi tanti echi di Grecia, terra prediletta per letture e viaggi da Christiane, Yves e Desmond. Così ecco l’Eau d’Elide, acqua bucolica alle piante aromatiche, e Olène, un omaggio tutto glicine e narciso ai paesaggi dell’Ellade, su su fino a quel Philosykos alle foglie di fico che ha sconvolto le regole olfattive diventando, nel 1996, un culto moderno. La celebrity per eccellenza? Forse quell’Ombre dans l’Eau che tiene banco nel mondo assieme alla candela Baies che ne riecheggia il cocktail sensuale di rose bulgare e cassis.
Se le eau de toilette sono dei must, dei personal scent per raffinati, le candele hanno un polo di fedeli in primis fra moda e dintorni. Da Karl Lagerfeld, che per ognuna delle sue case sceglie una profumazione diversa, a Inès de la Fressange, da Donatella Versace che quando scende al Ritz fa riempire l’appartamento di Figuier o di Tubereuse, fino a Louis Vuitton che profuma tutti i suoi negozi di Cuir, mentre lo show room di Chanel Italia alterna Mousse, Bois Ciré e Thé.