se il rosso vince…

4 Settembre 2013 0 Di Rosanna Prezioso

A Venezia piace rosso. Colore primario, simbolo del sangue e dell’energia vitale, si narra che il rosso combatta gli atteggiamenti rinunciatari, infonda forza, coraggio e vitalità. Certamente è il colore che più di tutti non passa inosservato. E a Venezia, nella settantesima Mostra internazionale d’arte cinematografica, sicuramente ha trionfato, come illustra una brillante sequenza di immagini che spazia dal tappeto rosso della passerella alla cascata di petali sulla facciata del Palazzo del cinema, dal Totem dedicato alla Maserati, nuovo sponsor del Festival, alla borsa cult di Ciak.
L’ardente colore ha ispirato anche l’elegante abito da sera dell’attrice Sandra Bullock, interprete del film inaugurale “Gravity” accanto all’affascinante George Clooney, e quello della signora che scende dalla Maserati. Rosso è pure il boa di struzzo indossato dall’eccentrica  e immancabile Marina Ripa di Meana.
E trionfo del rosso pure in cucina. Per celebrare l’apertura dei rinnovati saloni dell’Hotel Excelsior lo chef del celebre albergo ha infatti ha creato un ammirato dessert di lamponi. E martedì 27 agosto, sulla terrazza dell’Hotel Danieli con stupenda vista sul bacino di San Marco e sulla Punta della Dogana, grande festa inaugurale della Mostra organizzata dalla rivista Variety per festeggiare il grande Bernardo Bertolucci, presidente della giuria. Di nuovo, oltre ai cibi raffinatissimi, un omaggio al rosso con un apprezzatissimo cocktail di ribes.
Rosso anche il carattere dei due responsabili creatori del Festival, il presidente della Biennale Paolo Baratta e il direttore della Mostra Alberto Barbera? Forse sì, dato che chi evita il rosso pare tenda a scansare le eccessive responsabilità e preferisca lasciare ad altri il compito di affrontare le difficoltà e fare scelte decisive.
Che cosa si aspetta da Venezia 70?
«Che sia riconosciuta la coerenza delle varie scelte strategiche», risponde Baratta, «oltre che l’alta qualità tecnologica, la mancanza di provincialità, l’autonomia, l’indipendenza, la qualità e il coraggio delle scelte. Sono queste le nostre carte vincenti. Già quest’anno abbiamo 150 posti in più e il Palabiennale sarà meno circense e un po’ più “tecnico” visto che non sarà più un tendone. L’anno prossimo la Sala Darsena passerà da 1320 a 1440 posti. E per il 2015, aggredendo il palazzo del Casinò potremmo trasformare l’attuale sala stampa in una sala da proiezione da 500 posti. Arriveremo così a 5.500 posti. Come, se non di più degli altri Festival. Certo, poi il festival di Berlino intorno a sé ha Berlino e il festival di Cannes ha Cannes. Noi abbiamo il Lido».
E, a proposito di rosso, qual è il “fil rouge” delle opere in gara?
«Opere molto radicate nel presente, che danno un’immagine complessiva dei tempi bui che stiamo vivendo», risponde Alberto Barbera.
Anche per il direttore della Mostra c’è voluto certamente del coraggio per scegliere film che non sanno dare indicazioni per il futuro né fornire sguardi di speranza o di ottimismo.

(Testi e foto di Giovanna Dal Magro)