da domani cambio casa

da domani cambio casa

21 Giugno 2018 0 Di Rosanna Prezioso

Gioie e dolori di un trasloco. Alzi la mano chi non si è fatto prendere dal panico di fronte alla massa di scatoloni che attendevano di essere svuotati, o dall’ondata di polvere sollevata dai rumorosi lavori di ristrutturazione che, tanto o poco, sono da mettere in conto.
Spostare le proprie cose negli scatoloni per il trasferimento è in fondo la parte più facile. La tendenza è di salvare tutto il possibile perché, non si sa mai, potrebbe tornare utile, mentre si dovrebbe già prevedere una prima scrematura. La vita, la moda, le abitudini, tutto cambia, meglio approfittare dell’occasione per sbarazzarsi del superfluo. Prima lo si fa, meno ci sarà da lavorare dopo per trovare nuove sistemazioni alle vecchie cose.
Piccolo stratagemma per riuscire a staccarsi dalle cose che non servono più, o che non trovano spazio nel nuovo appartamento: lasciar trascorrere qualche settimana tra l’imballaggio e il disimballaggio. Giusto il tempo per far decantare affetti e abitudini legate alle vecchie cose, e lasciare spazio all’amore per la nuova casa. Che certamente risulterà un po’ aliena agli inizi, anche se più bella o più accogliente o meglio attrezzata.
Sbagliato, d’altro canto, fare piazza pulita di tutto per fare spazio al nuovo che avanza. Per attenuare lo shock del cambiamento sempre meglio portarsi dietro qualcosa a cui si è particolarmente affezionati o che si è dimostrato eccezionalmente utile. Può trattarsi di un mobile, un quadro, un divano, poco importa, purché rientri nel nuovo stile dell’arredo che si è scelto.
Nel mio caso si è trattato solo di una piccolissima casa al mare, e tutti quegli scatoloni erano lì a ricordarmi che nel vecchio appartamento avevo venti metri quadrati in più. Sembrano pochi? No, se sono stati vissuti per almeno quindici anni di fila, anche se solo per un mese o due all’anno.
All’inizio guardavo il nuovo appartamento vuoto e francamente non capivo se mi ci sarei trovata bene oppure no. Mi piaceva il pavimento, questo sì, ed era già qualcosa. Anche il bagno, già ristrutturato, non era male, sebbene mancasse ancora la porta del box doccia. Ma non riuscivo a trovargli un’anima. Sì, perché le case, secondo me, hanno sempre un’anima, come le persone.
A ben guardare, però, forse un’anima ce l’aveva anche questo bilocale con tanti armadi e due simpatici balconcini, ma era un’anima algida, fredda, non eclatante come quella della casa che lasciavo, in perfetto stile anni cinquanta, che aveva pavimenti dai colori forti, diversi per ogni vano. Qui tutto suggeriva discrezione, sobrietà, eleganza.
Così mi sono detta va bene, vuol dire che non mi lascerò ispirare dai toni verdazzurri del mare, qui a due passi, né dal cielo blu cobalto nell’estate piena, ma prenderò spunto dalle sfumature cangianti della sabbia. Quella della spiaggia, naturalmente, quasi bianca sotto il sole dardeggiante di mezzogiorno, più scura, quasi marroncina all’imbrunire o nelle giornate di maltempo.
E la casa, avvolta nei suoi toni bianchi, beige e greige, mi ha ringraziata. (r.p.)