“cotolette” di tacchino
Più leggere ed economiche delle classiche cotolette di vitello, sono altrettanto saporite e meno grasse nonostante il burro impiegato per la frittura che, ahimé, ci vuole!
Si prendono delle fette sottili di petto di tacchino (se non lo sono abbastanza le si batte con il pestacarne), si mettono a bagno mezz’ora prima in un uovo sbattuto insieme a un pizzico di sale, le si impana bene da ambo i lati nel pangrattato e le si frigge in padella molto velocemente tuffandole in un bel pezzo di burro schiumoso “corretto” da un pochino d’olio d’oliva.
La tradizione vuole che il burro sia abbondante, così da resistere meglio al calore senza annerirsi (ed è per lo stesso motivo che si aggiunge l’olio) e per consentire alle cotolette, o meglio alle fettine di tacchino, di “galleggiare” nel condimento senza toccare il fondo della padella con il rischio di bruciarsi. La doratura, infatti, deve essere appena percettibile, e ovviamente da entrambo i lati, in modo da ottenere un effetto appena croccante all’esterno e morbido all’interno.
Tra i contorni da abbinare a questo piatto il primo posto spetta senz’altro alla umile insalata che, come si sa, con il suo effetto rinfrescante lega benissimo con carni e pesci fritti.
(Dal Diario di ricette “Four Seasons” di Rosanna Prezioso)