dolcetti di grano saraceno e goji
Quasi vegana questa ricetta senza burro e zero lattosio che regala squisiti e innocui “fuoripasto” a chi proprio non ce la fa a rinunciare categoricamente a ogni tipo di “consolazione” dolce.
Ingredienti per una cinquantina di biscotti: 300 g di farina di grano saraceno, 100 g di farina bianca, 2 uova, 150 g di zucchero di canna, 100 g di granella di mandorle, 35 g di bacche di goji disseccate, 50 g di olio d’oliva extravergine e 40 g di olio di semi di girasole bio, 1 bustina di lievito in polvere, 1/2 cucchiaino di cannella in polvere, 1/2 bicchiere di latte senza lattosio (se serve); per la glassa: 1 confezione da 140 g di zucchero a velo, 2 limoni piccoli o uno grande.
Se non si dispone della granella di mandorle già pronta, tritare velocemente le mandorle (meglio se senza buccia) nel tritatutto. In una ciotola montare bene le uova con lo zucchero servendosi di un frustino elettrico. A parte, in una zuppiera capiente, mescolare i due tipi di farina, il lievito, la granella di mandorle e la cannella. Aggiungere l’olio di semi e quello di oliva, quindi le uova precedentemente montate. Lavorare con un cucchiaio aggiungendo, se serve, un po’ di latte senza lattosio (non più di mezzo bicchiere da vino), unire anche le bacche di goji e continuare a lavorare la pasta con le mani.
Una volta che il composto è ben amalgamato, formare una palla da lasciare riposare per almeno mezz’ora nel frigorifero. Quindi, servendosi della spianatoia o di un semplice tagliere, dare forma ai biscotti prelevando di volta in volta un pezzo di pasta e lavorandola con le mani in modo da ottenere dei bastoncini poco più grossi di un dito. Schiacciarli leggermente con le dita e tagliarli a segmenti lunghi 7 cm. Disporli sulla teglia ricoperta di carta da forno e cuocerli a 170 gradi per non oltre 15 minuti. Una volta raffreddati completamente, spennellarli con la glassa ottenuta stemperando lo zucchero a velo con il succo di limone fino a ottenere una crema molto densa.
NOTA: Il goji è una bacca molto usata nella medicina cinese per le sue spiccate qualità antiossidanti. La pianta è una solanacea (come il pomodoro, la melanzana o il peperone) che non ha niente a che fare con il “mirtillo rosso” come a volte per semplicità viene chiamata. Il suo sapore, dolce e leggermente asprino, è però molto simile a quello dei mirtilli o dei lamponi. I frutti, di un bel rosso vivo, possono essere consumati sia freschi sia essiccati.
(Dal Diario di ricette “Four Seasons” di Rosanna Prezioso)