e se fosse boreto?

16 Settembre 2013 0 Di Rosanna Prezioso

Non ha niente a che vedere con la bora il boreto, la zuppa di pesce tipica gradese, anche se qualche “refolo” arriva pure qui attraversando il breve braccio di mare che separa l’isola di Grado da Trieste. Piuttosto è divenuto boreto da brodetto, come i marinai hanno sempre chiamato le zuppe di pesce messo insieme alla rinfusa sfruttando gli scarti del pescato. A questo proposito ogni regione italiana, se non ogni città, ha la sua specialità, ma il boreto ha la peculiarità di non includere tra i suoi ingredienti il pomodoro che, a mio parere, ha il vantaggio di alleggerire anche le zuppe più pesanti, realizzate con pesci grassi come l’anguilla, lo sgombro o il rombo. Ma i ristoratori gradesi adesso hanno trovato un escamotage per rendere adatto anche agli stomaci più delicati questo piatto rustico tradizionale: pur lasciando invariata la ricetta hanno sostituito i pesci grassi con altri più magri e pregiati come l’orata, il branzino, il cefalo o la coda di rospo. Il tutto sempre accompagnato dalla irrinunciabile polenta di farina di mais bianco.
la ricetta
In una padella non troppo larga ma dai bordi alti soffriggere nell’olio di semi tre o quattro spicchi d’aglio. Quando l’aglio diventa nero eliminarlo e nell’olio ancora fumante disporre dei tranci di diversi tipi di pesce (asià, palombo, branzino, cefalo, sgombro, ecc.) in modo da riempire la padella. Cuocere i pesci a fiamma viva da entrambo i lati, condire con sale grosso e pepe nero, bagnare con una spruzzata abbondante di aceto bianco e farlo evaporare completamente. Aggiungere ancora un po’ di sale e pepe e coprire i tranci con acqua bollente. Continuare la cotture fino a restringere il sugo che deve presentarsi piuttosto denso. Servire con polenta bianca caldissima fatta al momento oppure tagliata a fette e tostata.

Nelle foto: il boreto servito al ristorante “L’approdo”, scorci della laguna di Grado con le tipiche barene e i casoni, il pescatore Giovanni e la sua barca a vela romana.