finalmente la verdura!
La vita si fa meno dura nei quindici giorni successivi quando alle nude proteine si possono aggiungere verdure crude come insalata, sedano, carote, finocchi. Non avete idea di quanto diventino buone le stupide carote quando te le hanno proibite per quindici giorni! E va ancora meglio nelle due settimane dopo quando scatta il via libera anche per la verdura cotta (escluse patate e legumi). Ne approfitto subito per confezionare una zuppa light con carote, cipolle e cumino che mi servirà da “modello” per altre combinazioni. E mi scateno con i passati: di asparagi, zucca, zucchine, pomodori, funghi e altro, profumando il tutto con abbondanza di erbe e spezie dal momento che l’unico grasso consentito è un cucchiaino d’olio d’oliva da “distribuire” nell’arco della giornata. Quando arrivo alle due settimane che prevedono l’aggiunta di un po’ di pane, in parte mi sono già abituata al nuovo regime e, cominciando ad apprezzarne i risultati (qualche gonna comincia a starmi larga in vita), mi sento troppo euforica per rovinare tutto con una bella fetta di crostata.
La parabola si conclude con due settimane in cui posso aggiungere anche la frutta, ma con parsimonia perché come tutti sanno è ricca di zucchero, ed evitando uva, fichi, banane, mango e, naturalmente, la frutta secca. Quindi, avendo contribuito anche con 5-10 minuti di saltelli ogni mattina, il risultato, sbalorditivo, é di sette chili in meno. Non credo ai miei occhi, anzi alla mia bilancia, che però non sgarra. Ma quando lo comunico alla “fata” lei frena i miei entusiasmi svelandomi tutta la verità: a cominciare da oggi, se vorrò mantenere la stessa taglia dovrò continuare a mangiare così, o quasi.
«Ma non doveva trattarsi solo di una dieta?», obietto, già pregustando i fritti e pasticci sognati per due mesi e mezzo.
«Certo», mi spiega, seria. «Però questo è l’inizio per arrivare vicini alla meta. La meta è abituarsi a mangiare sempre così per non doversi, poi, rimettere a dieta…».
Il discorso è un po’ contorto ma il succo lo capisco: esistono rinunce che, arrivati a un certo punto della vita “si devono fare”, come rinunciare alla minigonna, agli shorts da città, al seno stropicciato in mostra o al minitop con l’ombelico floscio in bella vista. L’alternativa: rinunciare alle rinunce per ritornare nel club dei bozzoli che non saranno più farfalle. Decido di restare farfalla, anche se so che non potrò mai diventare libellula. Ma lo sono mai stata veramente?
(Da “La gola e la linea”, inedito di Rosanna Prezioso)