irlanda: house, castle & garden

11 Ottobre 2013 0 Di Rosanna Prezioso

«Stiamo imparando la cucina italiana», esordisce il tassista che ci sta conducendo all’aeroporto mentre rientriamo da un viaggio in Irlanda. «Mia moglie ha imparato molto bene a fare la pasta all’arrabbiata, la mia preferita», continua. E da lì, avendo appurato che siamo italiani, una pioggia di domande: se il cappuccino irlandese è all’altezza di quello italiano (e lo è), se facciamo tutti i giorni la pasta in casa (rispondo “mai” per quel che mi riguarda), se a tavola beviamo sempre il vino e se lo preferiamo rosso o bianco. Lo deludiamo un po’ affermando che molti italiani sono astemi. E non possiamo trattenerci dal chiedergli come mai tutto questo amore per la pasta, non avevano mica le patate? E lui, con un ampio sorriso: «Già, ma gli spaghetti sono molto più pratici, li getti nell’acqua bollente e in pochi minuti sono pronti. Le patate invece bisogna pelarle, lessarle e non sono mai così buone come gli spaghetti».
Capito? Forse non ci abbiamo mai pensato, ma se la cucina italiana ha in breve tempo spopolato sul pianeta forse è anche per la sua praticità. Tempi rapidi e risultati eccellenti. Però va detto che al punto in cui è adesso la cucina irlandese non lascia nulla a desiderare. In testa ci sono sempre hamburger e salmone, fresco o affumicato, ma non mancano splendide soupes, variegate insalate, tenerissime entrecôtes di manzo e di maiale e una serie infinita di golosissimi dolci, molti dei quali a base di eccezionali frutti di bosco freschi come mirtilli, lamponi, ribes, fragole, che qui trovano il loro habitat ideale grazie al clima  umido e temperato dalla corrente del Golfo.
Se uno cerca il meglio deve allungare le gambe sotto il tavolo di uno dei numerosi ristoranti e hotels Blue Book, ben distribuiti su tutta l’area dell’isola, e lasciarsi venire l’acquolina in bocca consultando il ricco menu. Alla catena Blue Book si viene ammessi, infatti, innanzi tutto per la qualità della cucina, che secondo i canoni irlandesi deve essere curata, sì, ma soprattutto garantita nella qualità degli ingredienti, assolutamente freschissimi, meglio se provenienti dall’orto-giardino dell’hotel. L’attenzione degli irlandesi per il luogo d’origine dei cibi è tale che nei menu dei ristoranti viene indicato prima ancora del nome del piatto.
È evidente che se i polli che abbiamo visto razzolare liberi nei cortili o le mucche e le pecore che abbiamo osservato pascolare in assoluta libertà su prati di erba, muschio ed erica sono quelli che poi finiscono in tavola il risultato non può essere che eccellente. Forse c’è un po’ di orgoglio nazionale nell’affermare “il nostro salmone affumicato è il migliore del mondo” (per non dire della birra, la mitica Guinness, e del whiskey), ma a giudicare da quello che abbiamo assaggiato sul posto come dargli torto?
Si rimane sorpresi scoprendo che molti irlandesi amano sentirsi “un pochino italiani”, e in certa misura lo sono, se non altro per il senso dell’ospitalità e per la simpatia; adesso vogliono somigliarci anche sotto il profilo gastronomico, perciò si sono dotati di scuole di cucina dove oltre alla cucina irlandese si insegna quella internazionale, senza dimenticare le più raffinate suggestioni orientali.
Alcune di queste scuole, come la Ballymaloe Cookery School, emanazione dell’hotel e ristorante Ballymaloe House, sono ormai famose oltre i confini dell’Irlanda tanto che gli chef che escono dai corsi specializzati vengono contesi in patria e all’estero. Situata in un parco di cento acri, in parte coltivato ad orto, pone particolare attenzione sulla conoscenza e l’impiego degli  ingredienti genuini. I corsi, che durano 12 settimane, costano 10mila euro, non molto se si considerano i vantaggi che può offrire il diploma.
Gli altri plus, oltre alla buona cucina, che vengono richiesti agli hotel per entrare nella cerchia Blue Book sono l’unicità del concept, vale a dire una particolare atmosfera che possa rendere agli ospiti il soggiorno “indimenticabile”. Non esiste, infatti, un hotel simile a un altro, ognuno vanta una sua spiccata personalità, oltre a una tradizione in grado di regalare quel tanto di storia o di vissuto che crea il soggiorno ancora più romantico.
Così la Rathsallagh House, che ama definirsi un “non hotel”, è famosa, oltre che per il suo celebre Golf Club, per avere trasformato in un ricercato hotel di 29 stanze lusso quelle che nel 1798 erano le scuderie della regina Anna. Il Barberstown Castle, un tempo parte dei possedimenti della famiglia Fitzgerald, è un autentico “reperto” la cui storia inizia con l’invasione normanna dell’isola. L’Hunter’s Hotel, già locanda di sosta all’epoca in cui si viaggiava a cavalli, appartiene da ben duecento anni alla stessa famiglia. La cucina, il giardino e le stalle di epoca vittoriana non sono state toccate.
E chissà se i conti di Courtown, che negli anni trenta aprivano le porte della loro fantastica villa Marlfield House ai loro aristocratici amici avrebbero immaginato che un giorno quella dimora sarebbe divenuto uno dei più celebri Country House Hotels d’Irlanda.
Bello da mozzare il fiato, ha ovviamente una sua storia anche il Castle Durrow Country House Hotel. Fatto costruire dal visconte Ashbrook nel 1716 nel pittoresco villaggio di Durrow, è ora un magnifico quattro stelle che andrebbe per lo meno visitato per il suo splendido giardino.
Gli hotel Blue Book non sono mai molto grandi (si arriva al massimo a 40 stanze) e non sono neppure necessariamente a cinque stelle. Molti ne hanno quattro, qualcuno tre. Ma il comfort e la cura dei dettagli rimangono sempre ineccepibili. Il vantaggio di una dimensione ridotta è che nei Blue Book ci si sente sempre come in una casa privata e, ancora più spesso, si ha l’impressione di vivere in una dimensione fantastica: ciascuno, in base alla propria sensibilità, può immaginare di essere catapultato in un episodio della serie televisiva “Barnaby” oppure di vivere in un romanzo di Jane Austen. Sì, l’atmosfera è sempre molto inglese, ma di un genere così autenticamente country chic da fare impazzire anche le milanesi “bene” più esigenti.
Salottini rétro con caminetti sempre accesi, tavolini con assortimento di dolcetti deliziosi per rilassarsi all’ora del té, bow-window e verande ovunque, porte-finestre verniciate di bianco che si aprono su verdi giardini dove sfilano anatre, cigni e talvolta pavoni, laghetti ombreggiati da vaporosi salici piangenti, fiori ovunque a cominciare dalle grandi peonie rosa e azzurre per continuare con ciclamini, crocus, fuchsie a cespuglio e begonie dai colori incredibili. Sì, se esistesse il paradiso, dovrebbe essere così. (r.p.)

(Foto Giovanna Dal Magro)

Per saperne di più:
www.irelandsbluebook.com
http://www.irelands-blue-book.ie/houses.html/rathsallagh
http://www.irelands-blue-book.ie/houses.html/marlfield
http://www.irelands-blue-book.ie/houses.html/balymaloe
http://www.irelands-blue-book.ie/houses.html/castle-durrow
http://www.irelands-blue-book.ie/houses.html/barberstown