tutti a casa dell’Arcimboldo

7 Aprile 2011 1 Di Rosanna Prezioso

Riproduzione tridimensionale dell'Inverno di Arcimboldo in piazza Duomo, a Milano.

Autoritratto di Arcimboldo, 1575.

Alle feste di Arcimboldo ci si può perfino innamorare. Pensavo che Arci si fosse un po’ montato la testa dopo la lunga permanenza presso la corte di Vienna – a proposito deve aver guadagnato dei bei soldi con tutti quei ritratti! – invece no, l’ho trovato solo molto invecchiato e molto serio, come lo è sempre stato del resto. Mentre a mio avviso, per essere figlio di un modesto disegnatore di vetrate (anche se lui per motivi d’immagine si è attribuito ben altri natali!) con il successo che ha avuto dovrebbe fare i salti di gioia! Ma qui a Milano si ride poco, ho notato, il contegno e la rispettabilità vengono prima della voglia di divertirsi, non come a Venezia!

Insomma pensavo di annoiarmi come tutte le volte a queste riunioni, sempre tutti a discettare sulle scoperte di stravaganti forme di vita provenienti dal continente africano o dal Nuovo Mondo o da altri paesi ancora più lontani mentre noi a Venezia è dai tempi di Marco Polo che queste “stranezze” le vediamo arrivare, vive o morte, con le navi mercantili al punto che non vi facciamo neppure più caso. Ma qui invece si vuole andare a fondo, quelle strane creature le si studia, le si riproduce fedelmente col disegno ancora convinti, come sosteneva Leonardo, che disegnare equivale a conoscere. Ma cosa c’è da conoscere in quegli esseri viscidi, mostruosi, che paiono usciti da un girone infernale?

Bernardino Luini.

In ogni caso alla festa questa volta bella gente, interessante, soprattutto gli uomini, artisti, letterati, esploratori, studiosi di scienza, astronomi. Ho cercato di seguire i loro discorsi svicolando dal gruppo delle signore sempre prese a parlare soprattutto di balie, servitù e marmocchi. Per fortuna i miei figli sono ormai grandicelli per cui non ho più di questi problemi. E poi questa mania del nero che c’è qui! Già le lombarde non brillano per varietà di colori, nere come sono di occhi e di capelli anche se la pelle è molto bella, devo ammetterlo, così bianca che perfino qui si ammette un po’ di belletto rosa sulle guance per vivacizzarla.
Lo so che il fatto di starmene più con gli uomini che con le signore dalle suddette non è stato visto molto bene, ma che ci posso fare se con loro mi annoio! Dalla mia, per fortuna, ho la giustificazione di essere un’artista, cosa che rende accettabili alcune mie stravaganze. A proposito, tra i pittori c’era anche un nipote del bravissimo Bernardino Luini, giovane brillante che ci ha intrattenuti con alcuni spassosi aneddoti dello zio, discepolo e amico del grande Leonardo, ai tempi in cui il da Vinci era impegnato con l’affresco dell’Ultima Cena nel refettorio di Santa Maria delle Grazie. Certo che se non ci fosse stato il Luini ad aprire gli orizzonti di Biagio Arcimboldo, il padre di Giuseppe di cui era grande amico, probabilmente “il ragazzo” si sarebbe accontentato di disegnare vetrate come il papà. O al massimo stemmi nobiliari e cartoni per arazzi. Ma a salvarlo è stata forse la sua passione per gli animali che come molti bambini aveva fin da piccolo. Soltanto che lui, avendo in casa tutti gli attrezzi necessari, gli animali non solo li collezionava ma li disegnava pure ricalcandone ogni dettaglio alla perfezione.

"Testa de cazi", 1536, piatto in maiolica attribuito a Francesco Urbini.

Si mormora che l’idea di mettere assieme tutti quei disegni di animali o di verzure per farne dei ritratti gli sia venuta vedendo un piatto in maiolica parecchio sconcio di Francesco Urbini dove, su un fondo blu, è riprodotta una testa d’uomo visto di profilo interamente realizzata con assemblaggi e intrecci di organi maschili, e infatti l’opera si intitola “Testa de cazi” e reca la data del 1536. Comunque quella delle teste composte è stata per un certo tempo una moda che ha sedotto molti artisti, perfino il Vasari e lo stesso Leonardo da Vinci. Anch’io mi sono lasciata tentare e ho dipinto un paio di ritrattini composti interamente di fiori e frutti. Ma siccome a Vienna le mode arrivano sempre un po’ in ritardo, si sono lasciati subito conquistare dalle teste composte dell’Arcimboldo che ne ha fatto una vera e propria arte e non semplicemente degli scherzi di cattivo gusto come quello del piatto dell’Urbini.
Come dicevo, alla festa c’era parecchia gente interessante come il letterato Paolo Morigia, che si dice stia scrivendo la biografia ufficiale dello stesso Arcimboldo, e Leone Leoni,  che a Mantova ha organizzato la memorabile festa di nozze tra la figlia dell’imperatore Ferdinando, Eleonora d’Asburgo, e il duca di Mantova Guglielmo Gonzaga portandosi da Milano più di duecento tra artisti e artigiani, compreso l’Arcimboldo che in queste cose ha dimostrato di saperci parecchio fare. I suoi disegni di apparati scenici e di costumi per le feste di Carnevale sono lì da vedere.

Ambrogio Giovanni Figino.

Caterina Figino, moglie di Ambrogio.

E poi, un po’ appartato, più intento ad ascoltare che a parlare eccolo lì l’uomo che mi ha fatto battere il cuore. Si chiama Ambrogio Giovanni Figino e fa il pittore. Purtroppo ha moglie e figli anche se, mi sono informata chiedendo discretamente in giro, sembra che il suo sia stato un matrimonio di convenienza. La moglie, che non brilla certo per avvenenza, è l’erede universale di una ricca famiglia del Comasco produttrice e commerciante di preziose sete ricamate. Comunque io gli ho parlato – tra colleghi! – e mi è parso che si illuminasse parecchio guardandomi. Quello che accadrà, se accadrà, lo si vedrà presto dal momento che gli sono stati commissionati degli affreschi per un palazzo nobiliare di Venezia e quando lui partirà sarà lì che mi farò trovare.

(Dalle “cronache” di una testimone contemporanea dell’Arcimboldo, nobildonna veneziana che si firma semplicemente “Aspasia”).

NOTE:
Giuseppe Arcimboldo, pittore. Milano ca.1530 – Milano  1593.
Bernardino Luini, pittore. Milano ca.1480 – Milano prima del 1932.
Leonardo da Vinci, pittore, scultore, architetto, ingegnere, filosofo. Vinci, Firenze 1452 – Cloux, Francia, 1519.
Marco Polo, esploratore. Venezia 1254 – Venezia 1324.
Giorgio Vasari, pittore, architetto, storico dell’arte. Arezzo 1511 – Firenze 1574.
Paolo Morigia, storico. Milano 1525 – Milano 1604.
Leone Leoni, scultore e orafo. Arezzo 1509 – Milano 1590.
Ambrogio Figino, pittore e ritrattista. Milano,1548 – Milano 1608.