ulm, qui nacque einstein

ulm, qui nacque einstein

14 Luglio 2023 0 Di Rosanna Prezioso

A dividere Ulm, la città in cui nacque il premio Nobel Albert Einstein il 14 marzo 1879, ci pensa il Danubio. Da un lato del fiume c’è infatti la città tedesca, quella più antica, mentre sull’altra sponda si trova la più moderna parte bavarese. Una fontana, realizzata nel 1984 dall’artista Jürgen Goertz, è lì a ricordare la linguaccia impertinente del genio, immagine divenuta presto un’icona.
La città è molto pittoresca con le sue case a graticcio che fanno venire subito in mente le casette di marzapane delle favole nordiche. Ma non così doveva sembrare ad Einstein, che non vi ritornò mai più dopo le persecuzioni naziste contro gli ebrei. Il piccolo Einstein proveniva infatti da una famiglia giudaica, anche se non particolarmente osservante, tanto è vero che venne mandato a una scuola elementare cattolica. Il padre era proprietario di una piccola azienda che produceva macchinari elettrici.
Quando Adolf Hitler salì al potere nel 1933, Einstein, già insignito dal Nobel per la fisica (1921), si trovava per una visita negli Stati Uniti. Ciò che stava accadendo in Germania lo convinse a restare negli Usa, e in seguito a chiedere la cittadinanza statunitense dopo essere stato apolide per oltre cinque anni e, successivamente, cittadino svizzero. All’epoca aveva già alle spalle una brillante carriera come docente universitario, oltre ad avere già sviluppato la teoria della relatività.

Gli anni di Milano e Pavia
Forse non è a tutti noto che quando aveva 15 anni gli Einstein si trasferirono a Pavia, nello stesso palazzo Cornazzani dove aveva già abitato Ugo Foscolo. E fu proprio lì che scrisse il suo primo articolo scientifico. Due anni più tardi era a Berna, in Svizzera, per proseguire gli studi, mentre la famiglia nel frattempo si era spostata a Milano, in via Bigli, dove rimase fino al 1900.
Fu durante il primo anno di Politecnico a Zurigo che Albert conobbe Mileva Marić, unica donna della facoltà, che nel 1903 sposò. Dalla loro unione nacquero Hans Albert, che sarebbe diventato ingegnere, e Eduard, che nonostante promettesse bene sia nella musica che negli studi, fu poi messo all’angolo dalla malattia mentale.
Nel 1911 Einstein è a Praga, e nel 1914 viene nominato direttore dell’Istituto di Fisica dell’Università di Berlino, dove rimane fino al 1933.
A partire dal marzo 1912 aveva già iniziato una relazione con la cugina trentaseienne, divorziata, Elsa Löwenthal, e della moglie diceva che era come una dipendente che non poteva licenziare. Dopo un periodo burrascoso la coppia approdò al divorzio e Albert poté sposare la cugina alla quale rimase legato fino alla morte di lei, avvenuta nel 1936.

Il cervello diviso in 240 pezzi
Nel 1944, a Rignano sull’Arno, la moglie e le figlie di suo cugino Robert furono uccise da un reparto delle SS, verosimilmente come rappresaglia nei suoi confronti. La strage, a cui si aggiunse l’anno seguente la perdita del cugino, morto suicida, colpì molto Einstein, che aveva acquisito la cittadinanza statunitense nel 1940 e che non rientrò più in Europa, rimanendo negli Usa fino alla morte, avvenuta nel 1955 per una emorragia dovuta alla rottura di un aneurisma dell’aorta addominale.
Come tutti sapevano, Einstein aveva espresso il desiderio di essere cremato, ma Thomas Stoltz Harvey, il patologo che effettuò l’autopsia, di propria iniziativa rimosse il cervello e lo conservò nella formalina, chiuso in un barattolo sottovuoto, per circa 40 anni. Il resto del corpo fu cremato e le ceneri disperse in un luogo segreto. Quando i parenti di Einstein furono messi al corrente, per il bene della scienza acconsentirono al sezionamento del cervello in 240 parti da consegnare ad altrettanti ricercatori. La parte più grande è tuttora custodita nell’ospedale di Princeton.
Una targa, sulla facciata della casa in via Bigli 21, a Milano, ricorda la residenza degli Einstein. Il padre, Hermann, che aveva una fabbrica di prodotti elettrotecnici in via Lecchi 160, vicino al Naviglio Pavese, è sepolto nel cimitero monumentale di Milano.

A proposito di Ulm
Il monumento principale di Ulm è il maestoso Münster, la chiesa luterana con il campanile più alto del mondo (161,53 metri). La salita a piedi non è consigliabile a chi soffre di vertigini, la scala a spirale è così stretta che ci passa appena una persona, ma la vista, una volta in cima, ripaga della fatica. L’organo, con  16 mila canne, è tra i primi cinque più grandi del mondo ed è stato suonato anche da Amadeus Mozart.
Da non perdere una visita agli storici quartieri dei pescatori e dei conciatori con i loro pittoreschi vicoli e ponticelli. Interessante anche il Municipio, dell’anno 1370, con la facciata completamente affrescata, e d’obbligo una passeggiata lungo le mura della città con la Torre del Macellaio e la fortezza Bundesfestung Ulm, il monumento principale di Ulm, uno dei capolavori del gotico tedesco.
Ma la parte più caratteristica della città è il suo graticcio, che compare ovunque riportando in vita una tecnica di edificazione già nota ai Romani (opus craticium) e affermatasi poi nel Medioevo. Si tratta di un intreccio di travi orizzontali, verticali e oblique a formare una intelaiatura che viene poi riempita con pannelli di muratura leggera ottenuti con cotto, impasto di paglia e argilla, pietrame intonacato.
Modello architettonico tipico di diversi Paesi germanici e delle zone limitrofe,
 il graticcio è diffuso soprattutto in Germania, ma lo si ritrova anche in Alsazia, Svizzera, Austria, alcune regioni del nord della Francia, in Scozia, Irlanda e Polonia. (r.p.)

(Foto Fulvia Prezioso)