vediamoci a trieste

22 Giugno 2014 0 Di Rosanna Prezioso

imagesimages-1 Non solo cieli blu, mare e bora. La città che chiude l’Italia a est, Trieste, oggi vale una visita oltre che per il suo panorama spalmato sul Carso, la sua vasta e preziosa Piazza Unità, la “Barcolana”, i caffè storici che ospitarono tra gli altri Svevo e Joyce, l’Università e il Castello di Miramare, anche per il suo nuovo polo museale ricavato in una porzione dei docks dello storico Porto Vecchio.
Fortemente voluto da una donna, Antonella Caroli, direttore dell’Istituto di cultura images-1images-4marittimo portuale, fondazione che ha promosso la ristrutturazione della images-2vecchia Centrale Idrodinamica,   il Museo offre uno spaccato di cultura marinara e archeologia industriale unico nel suo genere.
Oltre ad ospitare i macchinari che un tempo fungevano da caldaie per alimentare l’acqua necessaria al funzionamento delle gru del porto, il Museo viene ora utilizzato per mostre ed eventi culturali.images-3images-3
A partire dalla mostra di ormai due anni fa “Il porto, le navi, gli armatori dal 1818 al 1918” organizzata dall’Istituto di cultura marittimo portuale e dalla sezione triestina di Italia Nostra, il nuovo polo museale ha catturato l’interesse non solo dei triestini ma anche di turisti provenienti da diverse parti d’Italia e dall’estero. Centro d’attenzione furono soprattutto i pannelli che illustravano la storia degli armatori a cominciare dal Lloyd Austriaco e i modellini delle imbarcazioni tipiche dell’Adriatico, i “bragozzi” e le “battane”, barche che hanno fatto la storia della marineria triestina.
Per il recupero completo del porto storico moltissimo resta ancora da fare, ma Trieste guarda speranzosa ad Amburgo, città con la quale si è gemellata, dove una simile operazione è stata felicemente portata a termine. Mok altro intermoa, si sa, noi non siamo la Germania e troppi sono gli interessi connessi. Per ora si ok facciatapossono ammirare la Centrale Idrodinamica, la Sottostazione e il Magazzino 26.
La Centrale Idrodinamica, realizzata ne100_3258l 1890, è un capolavoro di archeologia industriale. Si consideri che i primi alternatori furono presentati all’Esposizione di Parigi nel 1881 e che il primo motore elettrico a corrente fu ideato da Galileo Ferraris nel 1IMG_0725IMG_0684ok altro lato885. Il porto di Trieste è stato uno tra i primi al mondo, insieme con Amburgo, Buenos Aires, Calcutta e Genova, a dotarsi di una centrale idrodinamica.
L’edificio sorge alle spalle del molo ed è caratterizzato da un’alta ciminiera in laterizio e da due torri quadrate che affiancano la facciata principale. L’impianto, dismesso nel 1988, prelevava l’acqua dalla rete idrica per l’erogazione dell’energia ai vari punti di utenza. Fungeva da generatore di energia centralizzato al servizio delle gru da banchina, delle gru esterne e dei montacarichi interni dei magazzini portuali. (r.p.)