a proposito di expo

18 Settembre 2015 0 Di Rosanna Prezioso

20150916_111011_resized20150916_121225_resized20150916_121135_resizedNonostante all’inizio siano sta20150916_121156_resizedti in tanti a “gufare” la strada dell’Expo milanese prosegue spedita verso il successo, anzi verso un vero e proprio trionfo. Basta prendere la metropolitana rossa o il treno che ti portano lì fin dalle 9 del mattino e la folla che imbocca il 20150916_121650_resized20150916_145303_resized20150916_145243_resized20150916_145309_resized20150916_145319_resized20150916_145523_resizedDecumano, viale coperto che attraversa l’esposizione dall’inizio alla fine, fa davvero 20150916_110911_resizedimpressione. Così come fanno impressione le code di ore che si snodano a serpentina davanti ai padiglioni più gettonati (il tam-tam ha funzionato da subito), dal Padiglione Zero delle Nazioni Unite che si incontra proprio all’inizio, a quello dell’Italia, interdetto a chi non è disposto a spendere quasi mezza giornata di attesa per entrare.
Non scherzano neppure i padiglioni di Israele, Francia, Tailandia, Emirati Arabi (un’ora e mezza di coda), Austria, Corea, Oman, Russia, Giappone, Nepal o i tre della Cina. Per sapere quali sono i padiglioni da non perdere basta valutare l’estensione della coda. Ma tra un’attesa e l’altra ci si può sempre consolare con un sacco di cose buone: strudel fantastico o panini al formaggio e spek arrivati freschi freschi dal Trentino, boccali di densa Guinness offerti dall’Irlanda, cannoli siciliani con vera ricotta di pecora e croccanti comme il faut in un piccolo spazio tutto siculo, e poi baguette complentamente ricoperte di formaggio filante davanti al padiglione Francia e via discorrendo.
I prezzi sono “prezzi milanesi” che possono scontentare chi viene dalla provincia ed è abituato a cifre inferiori, ma non mancano gli “assaggi” di cui si può godere in alcuni padiglioni alla fine della visita. Il suggerimento è comunque quello di rivolgersi ai Cluster, novità assoluta di questo Expo, vale a dire installazioni più piccole dedicate a un tema o a un marchio alimentare  (Coca Cola e Nutella ne hanno uno) oppure riservate a Paesi troppo poveri per potersi permettere un vero e proprio padiglione. Queste megastrutture fanno a gara per vastità e originalità, e spesso la loro creazione reca il nome di un architetto di fama mondiale. Come il padiglione cinese della società di costruzione Vanke che è stato progettato dallo studio dell’architetto Daniel Libeskind di New York e da Libeskind Architettura di Milano. Daniel Libeskind è polacco naturalizzato statunitense. Le piastrelle rosso cangiante che ricoprono interamente l’immane struttura alla conclusione di Expo saranno messe in vendita a 450 euro ciascuna.
Allo stupore per le imponenti e originali architetture fa riscontro quello per la creatività degli interni dove con filmati, animazioni, oleogrammi, effetti luminosi e installazioni artistiche si raccontano i temi dell’esposizione: il cibo, le risorse del pianeta, l’acqua, la terra, mezzi per assicurare un’alimentazione adeguata a tutti.
Molte le storie “interpretate” da una famiglia, o da un bambino o da una bambina che assumono il ruolo di testimonial del Paese rappresentato. Storie che commuovono grazie alle immagini splendide, alla musica giusta, a temi che toccano tutti, ricchi e poveri. Anche a queste storie semplici, accessibili, dense di speranza e di buoni propositi forse si deve il successo dell’Expo milanese.
Perfetto l’impianto organizzativo. Un dettaglio non di poco conto considerata la massa di visitatori dall’Italia e dall’estero, l’abbondanza di toilette: ampie, pulite, distribuite in maniera capillare. E poi l’assistenza: ovunque ragazzi, e ragazze che potrebbero fare le modelline, pronti a fornire aiuto e informazioni oltre che la mappa gratuita della esposizione.
Alla fine di Expo manca solo un mese, c’è da scommettere che il passaparola internazionale continuerà a fare il suo lavoro incrementando l’arrivo di visitatori sia con il bello che con il cattivo tempo. (r.p.)

Nelle foto, esterni del padiglione Italia,
interni dei padiglioni
Francia e Cina, l’Albero della Vita.