sinner souvenir

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6 Giugno 2024 0 Di Rosanna Prezioso

A Natale, dopo il pranzo a Gorizia, andavamo tutti in vacanza a Sexten (Sesto) in val Pusteria. Io, mia sorella con il marito Massimo Stanta, la suocera con il fidanzato, e le bambine: mia figlia e la figlia di mia sorella, che avevano più o meno la stessa età. All’inizio c’era sempre il problema della prenotazione delle stanze in hotel. Telefonavamo e dicevamo che volevamo prenotare una stanza a nome Stanta, e regolarmente dalla reception rispondevano “ja, ja, quante stante?”. Noi si ripeteva “una stanza a nome Stanta”, e loro continuavano a chiedere “ja ,ja, quante stante?”. Si poteva andare avanti all’infinito prima di riuscire a farci capire. Lì parlavano ancora tutti in tedesco, salvo quel briciolo di italiano utile per accogliere i turisti, non tantissimi.

A Sexten e alla vicina Innichen (San Candido) d’inverno la temperatura normale era di venti gradi sotto zero, ma in certi giorni poteva scendere anche a meno trentacinque. La neve, abbondante e immacolata, copriva tutto. Si girava con la slitta a cavalli che nel silenzio ovattato era sempre accompagnata da uno scampanellio per avvisare del suo arrivo. Sorprendentemente le cameriere degli hotel per brevi commissioni uscivano con la divisa dell’albergo: abito di cotonina nero, grembiule e crestina bianche.

Jannik Sinner non era ancora nato, ma certo deve aver respirato attraverso il ricordo dei nonni quell’atmosfera magica. E ce la sta restituendo. Grazie campione.