i castelli di ludwig

i castelli di ludwig

10 Luglio 2023 0 Di Rosanna Prezioso

La storia di Ludovico II re di Baviera è arcinota, soprattutto da quando il grande Luchino Visconti ce la ripropose con il suo film cult, Ludwig. Meno noto, anzi tuttora misterioso è il modo in cui il re incontrò la morte a soli quarant’anni, un autentico cold case, come si direbbe oggi.
Ciò che si sa per certo è che il giovane re era gay, provava grande affetto, ricambiato, per la cugina Elisabetta di Baviera detta Sissi, amava la musica al punto da nutrire una vera passione per Wagner, ed era un collezionista di castelli. In un’epoca in cui nelle nazioni più progredite d’Europa si costruivano fabbriche, Ludwig edificava castelli. In Baviera ne fece costruire tre, e ce ne sarebbe stato un quarto, in stile cinese, già in fase di progettazione, se Ludwig non fosse passato precocemente a miglior vita.
Questa passione, aggiunta alle generose prebende elargite al grande compositore Richard Wagner, e alla naturale allergia verso il matrimonio, che aveva il grave difetto di privare la monarchia di una diretta discendenza, non poteva che giocare contro la sua immagine di giovane monarca a dispetto del bell’aspetto di cui natura lo aveva dotato.
Alto un metro e 93 centimetri, snello e ben fatto, con un volto dai lineamenti molto piacevoli, tanto da fargli guadagnare il titolo di uomo più bello della Baviera, avrebbe potuto giocarsela meglio se il tarlo dell’insicurezza e della superbia non gli avessero fatto perdere il senso della realtà.
Oggi, per giustificare il suo carattere egocentrico si darebbe la colpa alla educazione troppo rigida e spartana, oltre che avara di affetti, ma all’epoca quelle erano le condizioni a cui tutti i rampolli di sangue blu dovevano sottostare. Ciò che si sa è che una volta salito sul trono a soli diciotto anni, dopo la morte improvvisa del padre, Massimiliano II, colpito da una infezione cutanea acuta del petto, Ludovico continuò a collezionare errori inasprendo i suoi rapporti sia con i sudditi che con l’apparato dirigente. Non passò molto tempo prima che dimostrasse il suo totale disinteresse per il governo del regno. Indifferente alla politica, dilapidò una fortuna per costruirsi un mondo tutto suo nei suggestivi castelli di Neuschwanstein, Herrenchiemsee e Linderhof, e per dedicarsi a un generoso mecenatismo. Il suo sostegno a Richard Wagner si concluse bruscamente nel dicembre del 1865, quando il compositore fu costretto a lasciare Monaco mentre il governo minacciava di dimettersi in blocco se il re non avesse cambiato atteggiamento.
Dichiarato ufficialmente malato di mente nel 1886, Ludwig viene condotto nel castello-prigione di Berg, sul lago di Starnberg. Il giorno dopo ottiene il permesso di fare una passeggiata e il dottor von Gudden lo accompagna. Verso le 23 i corpi senza vita del sovrano e del suo medico vengono ritrovati nelle acque del lago. All’epoca si parlò subito di annegamento, ma non vennero trovate tracce di acqua nei polmoni di Ludwig, né in quelli del medico. Fu suicidio-omicidio? Finora nessuno ha saputo, o ha voluto indagare per scoprire di più.
Di lui restano i suoi castelli, avidamente visitati da folle di turisti. Forse il più celebre è l’ultimo realizzato, quello di Herrenchiemsee, la cui vastità imperiale fa pensare subito alla reggia di Versailles, in Francia.
Fulvia e Edi, partiti da Trieste a bordo di un camper per raggiungere la Normandia passando dalla Baviera, hanno voluto immortalare lo scenografico castello senza farsi mancare una visita al lago Chiemsee, interamente ricoperto da ninfee gialle. (r.p.)

(Foto Fulvia Prezioso)