il merlo cittadino
domenica 29 gennaio
È mattino presto. Il lenzuolo bianco della brina copre ancora i tetti di coppi rossi. Sul terrazzin o una decina di giovani storni si contende a beccate e pigolii il biscotto di farina integrale che gli ho appena sbriciolato. Le cince non si sono ancora viste, ma dal disordine lasciato tra i semi di girasole si capisce che sono già venute a servirsi.
Ed ecco il merlo maschio, nero col becco giallo, arriva sempre dopo gli storni a fare pulizia. Più a suo agio di tutti, scende dal davanzale sul pavimento del terrazzino e raccoglie puntigliosamente tutto quello che gli agitatissimi storni hanno lasciato cadere. È il più onnivoro e anche il più cittadino: stanziale, a volte single, altre in coppia, conosce tutti i segreti di terrazzi e giardinio di Milano. Tordi e storni invece fanno i pendolari: dalla campagna si trasferiscono in città solo per mangiare e prima dell’imbrunire se ne ritornano da dove sono venuti. Partono a stormi che si muovono compatti nel cielo per scoraggiare eventuali predatori.
Quando ha finito di spiluccare il merlo si posa su un ramo dell’acero nano oppure sul bordo esterno del terrazzo guardandosi intorno con aria distratta. Si capisce che si sente come a casa sua. Appena inizierà il bel tempo e il terreno non sarà più indurito dal gelo arriverà con la compagna e mi sveglieranno con i loro schiocchi mentre, intenti a scavare nel terreno, tireranno fuori lunghi vermi rosa, proteine preziose per i loro pulcini appena nati.
(Da “La campagna in città”, storie verdi di Rosanna Prezioso)