marc chagall a milano

22 Settembre 2014 0 Di Rosanna Prezioso

Chagall-9-2014 436 Chagall-9-2014 412 Alcuni costumi per il balletto di Sergej Rachmaninov Il compleanno. 1915 dedicato a Bella La nipote di Chagall Meret Meyer davanti al dipinto La mucca con l'ombrelloAssolutamente da vedere la retrospettiva di Marc Chagall (1908-1985) inaugurata a Milano il 17 settembre scorso.  Con 220 opere esposte a Palazzo Reale più altre 80 al Museo Diocesano, molte delle quali concesse da collezionisti privati da tutto il mondo e mai esposte prima, si tratta della presentazione più completa dedicata in Italia all’artista russo negli ultimi 50 anni.
La mostra ripercorre tutta la lunga e travagliata esistenza dell’artista partendo dal suo paese di origine, oggi Bielorussia, e passando per il prolungato soggiorno francese dove “scoprì” i colori e le avanguardie. In seguito si trasferì in America per sfuggire alle persecuzioni naziste contro gli ebrei. Gli ultimi anni della sua vita Chagall li passò nel sud della Francia dove riposa.
Dipingendo in ogni luogo in cui si spostò dopo la sua fuga da Vitebsk, Chagall attinse dal profondo della sua anima tutti i ricordi legati alla sua terra d’origine: i contadini, i violinisti, le case basse, le colline morbide, le capre, i galli, gli amanti, la poesia e il sogno, elementi che non lo abbandonarono mai. Soleva dire: «La mia anima è la mia patria. Vi posso entrare senza passaporto e mi sento a casa».
Meret Meyer, nipote di Chagall e co-curatrice di Claudia Zevi, ha raccontato che suo nonno dipinse fino al giorno prima di morire. Il grande intellettuale romeno Mircea Elide definì così l’arte del grande artista russo: «Chagall ha riscoperto il mistero e il carattere sacro della natura, primitivo e materno, un luogo in cui l’uomo e gli animali vivono insieme, in pace, sotto l’occhio di Dio e sotto la stessa grande luna, come era nel momento della creazione».
È forse questa la migliore chiave di lettura per interpretare le opere di Chagall e perdersi nella loro infinita poesia.

(Testi e foto Giovanna Dal Magro)