riso integrale
Il Pirata mi accoglie sulla porta di casa con un mestolo in mano. Indossa solo una maglietta e i boxer. Ai piedi le solite espadrillas nere. Ha il viso affaticato per il caldo ma è chiaramente contento di vedermi. Sta cucinando per sé ma anche per me, infatti mi ha invitato a cena. Il profumo che arriva dalla cucina è un misto di curry, cumino e coriandolo. Nel tegame di cotto, insieme con il riso integrale ci sono zucchine, melanzane, cipolla, aglio, germogli di soia.
E’ tempo di “fare l’amore, non la guerra”. La carne è bandita o quasi, a parte qualche strisciolina di pancetta o di pollo per insaporire legumi e cereali integrali. Si va giù alla grande col tamari mentre si ascoltano le cassette di Bob Dylan, Bruce Springsteen, Joan Baez e tutti i cantautori di sinistra. Esclusi Paoli e Battisti, chansonniers troppo intimisti. Non è ancora chiarissimo cosa fare con Battiato.
Va tantissimo il sociale. Sono in i film di Woody Allen e sono out quelli con James Bond agente speciale. Se offri un caffé devi avere lo zucchero scuro di canna altrimenti i compagni ti guardano male. politicamente promossi aglio e cipolla, ed è forse uno dei motivi per cui scelgo di stare a sinistra anche se d’estate tengo le ascelle ben strette per non far vedere che sono depilate. Un collega integralista mi ha fatto leggere commosso una poesia che ha scritto per la sua fidanzata, assolutamente non depilata, decantando l’erotismo della sua peluria ascellare mossa dalla brezza di mare.
Nella moda trionfano vintage, etnico e folk. Vietati i gioielli veri, ma ammessi quelli fatti di perline, pietre dure e argenti, graditi anche dai maschi. Alla moda griffata si preferisce il “fai-da-te” e sono molte le ragazze che la sera e la notte, tra uno spinello e l’altro, sferruzzano maglioni e sciarpe di taglia extralarge. Anche scarpe e borse si preferiscono manu-fatte, in genere da militanti improvvisamente scopertisi con la vocazione artigianale.
Odiati i secchioni, i troppo belli e i troppo ricchi, a meno che non siano disposti a dividere democraticamente i loro privilegi che per gli studenti diligenti vuol dire esami di gruppo e passare i compiti, per i benestanti mettere il loro portafogli a disposizione della comunità e per le ragazze belle o almeno carine darsi senza problemi. Il principio dell’uguaglianza vince, così come quello di accettarsi come si è, senza artifici, perciò non è politico accompagnarsi solo con belle ragazze o bei ragazzi, “farsi il fisico” in palestra e tanto meno portare i tacchi alti.
Si viaggia molto, ma con sacco a pelo e zaino, alloggiando in tenda, a casa di amici o in camere d’affitto. Sono viste bene tutte le forme di vita comunitaria, ma sono guardate con sospetto le vacanze in villaggio. Molto bene il nudismo purché non al Club Med, bollato come luogo per borghesi spendaccioni. Se uno ci va lo stesso, meglio che non lo dica, potrebbe essere radiato dal gruppo. Infatti io faccio così e mi va bene.
Cosa si impara? A fare outing, anche se non si chiama ancora così. A fare meglio l’amore, in tutti i sensi. A darsi del tu anche con l’impiegato dello sportello postale. Ad apprezzare la cucina orientale, soprattutto quella indiana, e a riscoprire lo slow food, le minestre in particolare, che per i più ortodossi esigono ore e ore di cottura in alti recipienti di cotto ignorando la pentola a pressione che, come ogni tipo di tecnologia destinato ad alleggerire la vita, è decisamente out. Tollerato il frigorifero purché “violentato” da adesivi e calamite di ogni tipo per far capire che non lo si adora come un totem, come forse ancora accade per qualche massaia media, ma lo si disprezza. I più fanatici non hanno neppure la tv o, se l’hanno, la tengono spenta e posata per terra, in un angolo.
Inizialmente sembra un movimento superficiale, ma non lo è. Come tutti i movimenti che sovvertono i costumi anche questo, in fondo, mira a una cosa sola, mettere le mani sul potere vero. E, con calma, la maggior parte ci riuscirà.
(Dai racconti inediti “Viaggi e assaggi” di Rosanna Prezioso)